lunedì 22 ottobre 2012

Armonie dello Spirito


Ascolta qui  "O Sacrum Convivium" di Thomas Tallis


«Poiché una volta ancora, o Signore, io non ho né pane, né vino, né altare mi eleverò al di sopra dei simboli e ti offrirò, sull’altare della Terra intera, il lavoro e la fatica del mondo.
Là in fondo, il sole ha appena incominciato all’illuminare l’estremo lembo del Primo Oriente. Una volta ancora, sotto l’onda delle sue fiamme, la superficie vivente della Terra si desta, vibra e riprende il suo travaglio. Porrò sulla mia patena, o Signore, la messe attesa da questa nuova fatica, e verserò nel mio calice il succo di tutti i frutti che verranno oggi spremuti.
Questo pane, il nostro sforzo, non è di per sé che un’immensa disgregazione. Questo vino, il nostro dolore, non è purtroppo che una bevanda dissolvente. Ma in fondo a questa massa informe tu hai messo un desiderio irresistibile e santificante che, dall’empio al fedele, ci fai tutti assieme esclamare: O Signore, rendici uno!
… e ora, pronuncia su di esso, o Signore, la parola duplice ed efficace, quella senza la quale tutto vacilla, tutto si sfascia, sia nella nostra sapienza che nella nostra esperienza, e con la quale tutto si congiunge e tutto si consolida. Su ogni cosa che, in questo giorno, germinerà, crescerà, fiorirà e maturerà, ripeti: Questo è il mio Corpo. E su ogni morte che si prepara a rodere, a guastare, a stroncare, ordina: Questo è il mio Sangue.
In questo pane, ove hai racchiuso il germe di ogni sviluppo, riconosco il principio e il segreto dell’avvenire che tu mi riservi… O Signore, accetto di essere posseduto da te, e guidato dalla potenza del tuo Corpo, verso vette deserte ove, solo, non avrei mai osato salire…
A colui che amerà appassionatamente Gesù nascosto nelle forze che fanno crescere la Terra, la Terra, sollevandolo maternamente tra le sue braccia, farà contemplare il volto di Dio. Ecco perché, raccogliendo nel calice l’amarezza di tutte le separazioni, di tutte le limitazioni e di tutti i decadimenti sterili, tu ce lo porgi: Bevetelo tutti. Su colui che avrà amato appassionatamente Gesù nascosto nelle forze che fanno morire la Terra, la Terra chiuderà le sue braccia e con essa, egli si risveglierà in Dio.»
da  L’inno dell’universo  di Teilhard de Chardin



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