mercoledì 27 marzo 2013

Giovedì Santo Gv 13,1-15



Li amò sino alla fine”. E’ questo il modo estremo in cui Dio arriva ad amare, sino a compiere il gesto più umile e insensato per un Sovrano: spogliarsi delle vesti di Signore e Maestro per indossare quelle del servo. Sta amando sino alla fine Gesù, mentre chino sui piedi sporchi e pesanti dei discepoli, li bagna di umiltà e li deterge con la misericordia; ama tutti e con tutto se stesso, Colui che non troverà amore dai suoi, ma condanna. Ama in egual misura Pietro il rinnegatore, Tommaso l’incredulo... Giuda il traditore. E’ un amore, il suo, che non conosce logiche di merito e che non teme di spingersi sino alle più estreme conseguenze: consegnarsi alla morte per guadagnare tutti alla vita. E non è un amore fine a se stesso, ma donato perché si perpetui, si moltiplichi e possa continuare a vivere quotidianamente in ognuno di noi, nei gesti di umiltà e di servizio verso gli altri: “Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi”. Quando domani saremo in ginocchio di fronte al Signore Crocifisso, ripensiamo a quei gesti - chinarsi, lavare, asciugare – e lasciamo che nel nostro cuore risuonino le parole che Gesù disse alla beata Angela da Foligno: “Non ti ho amata per scherzo. Non ti ho servita per finta. Non ti ho trattata con distanza”. Possa nascere forte in noi la consapevolezza di essere amati da Dio ogni giorno “sino alla fine” e, con essa, il desiderio di fare agli altri quanto il Signore ha fatto a noi.


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