Giovani frati in cammino

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Frati in preghiera

Rapisca, ti prego, o Signore,l'ardente e dolce forza del tuo amore la mente mia da tutte le cose che sono sotto il cielo, perché io muoia per amore dell'amor tuo, come tu ti sei degnato morire per amore dell'amor mio.

Santa Maria Madre di Dio prega per noi

Ave, Signora, santa regina, santa Madre di Dio, Maria,che sei vergine fatta Chiesa.

Giovani frati itineranti

Una gita a Perugia

sabato 30 maggio 2015

Solennità della Santissima Trinità - Mt 28,16-20


 Sta per terminare in questi giorni il mese di maggio, dedicato a Maria, e per un meraviglioso intreccio liturgico, la domenica della Santissima Trinità coincide con la Visitazione di Maria, prendendone solennemente il posto. La Trinità, come un manto di presente ed eterno amore, ieri come oggi, sta sulla figura di Maria, Vergine e Madre. Il padre gesuita Louis Lallemant (1578 – 1635) esordì con una bella e forte affermazione che ci piace citare, sia come conclusione del mese mariano, ma anche per meditare su questa solennità:
“Unica è la Madonna nella qualità di Figlia del Padre perché veramente singolare è la sua adozione, e perché Essa solo tra tutti i figli di Dio fu allo stesso tempo concepita e adottata. È l’unica anche nella qualità di Sposa dello Spirito Santo, perché Essa sola, a nome di tutta la natura umana, ha contratto con Lui una unione santa per diventare Madre dell’Uomo-Dio senza cessare di essere Vergine. Quanto siamo lontani da questa fedeltà noi, che continuamente resistiamo allo Spirito di Dio,” 
Possa la Vergine Maria educarci all'azione dello Spirito, possa aiutarci a conquistare sempre più numerose anime all'amore Trinitario.


sabato 23 maggio 2015

Solennità di Pentecoste - Gv 15,26-27; 16,12-15

Si sono compiuti i 50 giorni di festa e di gioia; la celebrazione della Pasqua del Signore raggiunge in questa domenica il suo culmine col ricordo della venuta dello Spirito Santo. In questa festa ricordiamo, ringraziamo e gioiamo per il dono dello Spirito. Il tema del brano di Giovanni, però, sembra contraddire la gioia della Pentecoste. Il contesto, infatti, è quello dell'odio e delle persecuzioni del mondo contro i cristiani: serve a Gesù per parlarci dello Spirito Paráclito. Nell’ora della prova dolorosa, in cui si scatenerà l'odio dei nemici, il discepolo non sarà abbandonato a se stesso: il Signore ci assicura che lo spirito del Padre lotterà con noi, in noi parlerà lo Spirito Santo, rendendoci testimoni forti e coraggiosi del Signore Gesù. Con la Pentecoste finisce il tempo di Pasqua. Si comincia una nuova tappa del nostro cammino. In questo cammino, però, non siamo soli: la grazia di Dio abita nei nostri cuori e aspetta il nostro consenso per fiorire nella nostra vita.

sabato 16 maggio 2015

Ascensione del Signore - Marco 16,15-20








Poco dopo il rimprovero ai discepoli per la loro mancanza di fede, Gesù, contro ogni logica umana, affida proprio a questi uomini che l’hanno abbandonato il compito di annunciare il Vangelo. Possiamo fare tesoro di questo grande atto di fiducia da parte del Signore, cogliendovi anche un invito a non scoraggiarci quando sentiamo nascere l’incredulità nell'animo. Come fu vero per i discepoli, infatti, così anche per noi, se ritorneremo a Lui, avverrà lo stesso prodigio: attraverso la  nostra precarietà e debolezza, la potenza del Vangelo potrà manifestarsi e agire nel cuore dei destinatari dell’annuncio. 

sabato 9 maggio 2015

VI Domenica di Pasqua - Gv 15,9-17


Il Signore ci invita a rimanere nel suo amore, ma cosa significa rimanere in Lui?

Siamo nel contesto dell’ultima cena. A poche ore dalla sua passione. Eppure il Signore non chiude il suo cuore, anzi lo dilata, condividendo con noi il senso più profondo della sua esistenza. La profonda relazione col Padre che lo porta ad amarci e a offrire la sua vita per noi.

Gesù ci dona di partecipare a questo progetto affidandosi a ognuno di noi come ad un amico. Ci dice: “non vi chiamo più servi, ma amici” e ci confida i segreti più intimi e preziosi, il suo tesoro! Solo rimanendo in questa amicizia come discepoli possiamo portare un frutto pieno e duraturo. Dimorare in questo suo comando ci dà la possibilità di sperimentare la sua gioia; una gioia piena. È la gioia che Lui stesso ha sperimentato in tutta la sua vicenda terrena, nel nascondimento di Nazareth, nella missione di annunciare il Regno, nell’accogliere e guarire ogni persona che incontrava, nel condividere il pasto con i peccatori, nel dialogo profondo con il Padre, nella sua donazione totale sulla croce, nella sua Risurrezione. Non una gioia superficiale quindi, ma un tesoro di grazia e di umanità straordinario.

Perché non entrare anche noi in questo fiume di gioia?

sabato 2 maggio 2015

V Domenica di Pasqua - GV 15,1-8



Gesù continua la sua auto-presentazione usando un linguaggio metaforico. Domenica scorsa ci diceva, “Io sono il buon pastore” e nel Vangelo di questa domenica ci dice, “Io sono la vite vera”. C'è qualcosa da notare? Sì! Un messaggio di relazione. Il cammino di un cristiano è sempre in “relazione con”. La relazione tra il pastore e la pecora, la relazione tra la vite e il tralcio. Il nostro Dio è relazione, cioè il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, la relazione per eccellente.

Come per ogni albero, la misura dei frutti portati da un tralcio, è proporzionato a quanto viene nutrito. Gesù è la fonte della nostra vita (Gesù ci nutre nella eucaristia e con le sue parole quotidiane); e possiamo dare senso alla nostra vita solo che abbia fondato su Gesù. Questa relazione può fruttificare se collaboriamo con la vite (Gesù). Se la gioia del pastore è di vedere che le sue pecorelle conoscono Lui, così è la gioia del Padre che noi portiamo molto frutto, cioè diventiamo testimoni del Vangelo (Gesù) nel mondo.