venerdì 6 luglio 2012


Quattordicesima domenica
del Tempo Ordinario
Mc 6, 1-6


«Non è costui il falegname,
il figlio di Maria,
fratello di Giacomo, di Ioses,
di Giuda e di Simone?
E le sue sorelle non stanno qui da noi?»
(v.3)

Oggi questa pagina di Vangelo ci provoca due riflessioni.


Anzitutto colpisce la durezza di cuore di questi superficiali concittadini di Gesù. Tante volte ci è stato fatto notare come la mancanza di fede “leghi le mani” al Signore, rendendo quasi impotente Colui che è invece l’Onnipotente. Ma quello che in realtà stupisce è la chiusura di questi uomini che ascoltano “una sapienza” nuova e sono incapaci di accoglierla. Non Gesù è reso impotente, ma noi stessi, quando ci chiudiamo all’insondabile bellezza della vita e resistiamo ai suoi appelli di giustizia, diventiamo incapaci di operare quella trasformazione del mondo che è nostro preciso compito in quanto figli di Dio e di questa terra. Non accogliendo la Parola che ci salva, siamo resi inabili a pronunciare parole di consolazione e speranza. Il cuore indurito di chi non sa ricevere un dono diventa un inavvicinabile “cespuglio di spine”.


C’è però una lettura ancora più profonda, una ragione sottile che ci fa interrogare sulle nostre resistenze: perché è così difficile lasciarsi amare, perché fanno così paura le mani di chi “compie prodigi” come il Signore Gesù? Forse una risposta c’è: l’amore infatti non lascia indifferenti. Una persona che ti guarda negli occhi, amandoti, fa suonare corde che spesso giacciono inutilizzate dentro di noi, come un pianoforte dimenticato impolverato in cantina. L’amore chiama all’amore. E’ questa sfida che ci mette in crisi, come i piedi consumati di san Francesco, le mani callose di madre Teresa, il volto contratto dalla sofferenza di Giovanni Paolo II.


Sapremo un giorno vincere la paura
lasciandoci vincere dall’amore?
Sapremo un giorno rinunciare a difenderci?
Sapremo un giorno arrenderci a questo Dio
che viene a cercarci in casa nostra
per sollevarci dalle cantine buie e polverose
in cui ci siamo rinchiusi?


Preghiamolo con fiducia, con le parole che sigillano la Scrittura: “Vieni Signore Gesù, vieni presto”. Perché accogliendo il tuo amore, possiamo amare anche noi. Amen.



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